Quando un disegno diventa “a tutto tondo” e assume le proporzioni reali del soggetto rappresentato, lascia spazio a molte possibili riflessioni sulla vita e sulla percezione.
Che siano persone, animali o cose ad essere oggetto di rappresentazione, quando questa si manifesta nello spazio, si carica di significati simbolici o di libere interpretazioni a cui, prima di tramutarsi in opera(d’arte), non era immediato pensare.
Il processo creativo di Paola Margherita è lento e meditato e nasce dalla fusione – o sarebbe più esatto dire “cucitura” – di diversi punti di vista, che tendono ad equivalere quasi completamente a quelli dell’osservatore che gira attorno al soggetto reale.
Il disegno a tutto tondo è in grado di riprodurre l’effetto che si avrebbe se il soggetto potesse essere “congelato” nel pieno svolgersi di un azione e si potesse poi osservare la scena da tutti i possibili punti di vista.
i risultati ottenuti da Paola Margherita per questa mostra, maturati dopo anni di pratica ed evoluzione della tecnica del disegno tridimensionale, mostrano infatti dei soggetti in piena azione: un’asina (Matilda) nell’atto di scalciare; una ragazza (Palma) nel momento in cui salta un ostacolo; un cavaliere (Balzana di quattro, cavallo matto) nella tensione estrema di raggiungere una posizione per osservare al meglio le stelle da un punto di osservazione insolito, che non parta dal terreno, ma dalla groppa di uhm cavallo.
E’ sorprendente la scoperta, da parte dell’artista, che non si può bloccare un’azione in un solo istante, perché si svolge in un arco di tempo e di spazio: ad esempio un salto parte (forse) dalla prima spinta delle caviglie che si preparano e sii conclude (forse) con le ultime ciocche di capelli che ritornano in posizione statica.
Ecco così che la rappresentazione di un’azione si tramuta nella fusione di tanti possibili punti di vista, che simboleggiano i tanti movimenti da compiere per completare tale azione… non è più il soggetto a muoversi, ma solo l’osservatore, che gira attorno ad esso.
Il momento dell’azione che Paola Margherita sceglie di rappresentare è il suo apice: l’attimo in cui il soggetto compie il suo sforzo estremo e la posizione del suo corpo assume connotati simbolici in grado di significare l’azione completa: come quando la traccia sul terreno ci dà coscienza del passaggio di qualcuno o di qualcosa.
Il titolo della mostra proviene da un detto del mondo dei cavalli (tradotto in italiano con “Balzana di quattro, cavallo matto”) che fa riferimento al fatto che la cultura popolare ha bisogno di dare una spiegazione, anche sfociando nella superstizione, agli elementi casuali della vita (come le caratteristiche peculiari sul corpo di una persona o del paesaggio) perché ogni cosa manifesta è considerata la traccia di un significato profondo e necessario… che la determina e la muove.
Marco Izzolino curatore e storico dell’arte 2014